Per fare prevenzione secondaria efficace il paziente deve essere centrale
Firenze, 2.03.2019. Il cuore è una macchina perfetta; dopo un infarto del miocardio non è sufficiente gestire l’emergenza (evento acuto), ma è necessario, insieme al paziente, pianificare in modo costante nel tempo dei controlli per abbattere il rischio di successivi eventi cardiovascolari. Un paziente in grado di valutare i propri parametri è un paziente che gioca un ruolo attivo nella gestione del suo stato di salute.
Un tagliando vero e proprio quindi che in termini medici si definisce prevenzione secondaria. Quali sono gli esami da considerare e come il paziente può essere protagonista nel monitorare la salute del proprio cuore, sono i temi affrontati a margine del congresso Conoscere e Curare il Cuore in corso in questi giorni a Firenze.
“Se pensiamo a un paziente appena dimesso, oltre al piano terapeutico, sicuramente è importante effettuare visite specialistichecostanti. Afferma Francesco Prati, Professore, Primario di Cardiologia, Azienda Ospedaliera San Giovanni – Addolorata, Roma e Presidente del Centro per la Lotta contro l’Infarto – Fondamentale è l’attenzione preventiva” da mantenere nel tempo. Monitorare i livelli del colesterolo cattivo (LDL) e i parametri della pressione, fare un elettrocardiogramma accompagnato da ecocardiogramma e controllore la glicemia, soprattutto se è presente il diabete, rappresentano una buona rete di protezione per il paziente.”
Essere consapevoli dei fattori di rischio contribuisce a limitarne l’impatto e, se necessario, a mettere in atto correttivi insieme ai medici di riferimento, come, ad esempio, modificare le terapie seguite.
Tra i maggiori fattori di rischio modificabile un ruolo importante lo ricopre l’ipercolesterolemia. Il controllo dell’ipercolesterolemia dopo la risoluzione dell’evento acuto, è fondamentale.
Recenti studi dimostrano che mantenere nel tempo bassi livelli di colesterolo cattivo (LDL) determina una riduzione del rischio di eventi cardiovascolari successivi.
“La terapia di riferimento per il controllo del colesterolo cattivo (LDL) è rappresentata dalle statine (in alcuni casi associate a ezetimibe). – continua Prati – Non sempre, però, si riescono a raggiungere i valori di riferimento. In questi casi è possibile ricorrere agli inibitori PCSK9i in grado di far scendere il colesterolo a valori impensabili. Questa classe di farmaci di ultima generazione si è mostrata efficace nel mantenere il colesterolo al di sotto della soglia di rischio, favorendo un calo della morbilità cardiovascolare.”
Il paziente che sa valutare se i propri parametri rientrano nei livelli indicati, e ne comprende l’importanza, diventa un paziente consapevole in grado di chiedere al proprio medico, se necessario, una rivalutazione del piano terapeutico, con la possibilità di prendere in considerazione opzioni meglio centrate sulle sue esigenze.
Controlli entro il primo anno dopo l’infarto
A cadenza di 6 mesi. Colesterolo cattivo (LDL). Il valore soglia del colesterolo cattivo per chi ha avuto un infarto secondo le linee guida internazionali deve essere inferiore ai 70mg/dl.
Esame sotto sforzo (test evocativo di ischemia) o, in alternativa, scintigrafia miocardica per valutare se c’è sofferenza del cuore. Questo esame da fare entro il primo anno dall’infarto, è consigliabile ripeterlo con intervalli più ampi.
“Essere proattivi nell’effettuare un “tagliando” puntuale del proprio cuore, non deve prescindere, infine da un corretto stile di vita. – Conclude Prati – Chi ha subìto un infarto deve smettere di fumare, seguire un’alimentazione corretta, per tenere sotto controllo il peso, e fare una costante attività fisica”.
Controlli annuali auspicabili dopo l’infarto
Colesterolo cattivo (LDL). Il valore soglia del colesterolo cattivo per chi ha avuto un infarto secondo le linee guida internazionali deve essere inferiore ai 70mg/dl
Controllo della glicemia: in un soggetto non diabetico deve essere sotto i 100mg/dl al mattino a digiuno. Si può anche calcolare la % di emoglobina glicata (indice del controllo glicemico degli ultimi 2 mesi) che deve essere inferiore a 5.7
Visita cardiologica specialistica includendo un elettrocardiogramma accompagnato, se necessario, da un ecocardiogramma.
Dopo 3 anni
Esame sotto sforzo (test evocativo di ischemia) o, in alternativa, scintigrafia miocardica per valutare se c’è sofferenza del cuore. Questo esame da fare entro il primo anno dall’infarto, è consigliabile ripeterlo con intervalli più ampi.
Stile di vita
I controlli e le terapie devono integrarsi con un corretto stile di vita che prevede di:
Smettere di fumare
Controllare il peso attraverso una dieta bilanciata
Praticare attività fisica: non necessariamente uno sport, è sufficiente camminare e muoversi ogni giorno (importante chiedere al proprio medico i termini con cui è possibile svolgere dell’attività)
Seguire bene le terapie. Non sottovalutare mai l’importanza dell’assunzione dei farmaci come indicata dal medico
Per ulteriori informazioni
Rossana Bruno
Amgen Corporate Affairs Sr Manager
+39 347 8703671
rbruno02@amgen.com